lunedì 23 aprile 2012

Finanziamento pubblico ai partiti

La questione dibattuta da tutti negli ultimi giorni, del finanziamento ai partiti, presenta una complessità che dovrebbe scoraggiare ragionamenti frettolosi e soluzioni improvvisate. Per mettere a fuoco i miei dubbi utilizzerò una lettera che mi è giunta negli scorsi giorni.
Vivo in una città di media grandezza dove quest'anno si vota e mi arriva per posta materiale elettorale di vario genere. Tuttavia mi ha colpito una lettera in particolare, con una foto di una sconosciuta signora ossigenata di mezza età che mi apostrofa direttamente, con il nome proprio e con il tu, circostanza che subito mi maldispone perché dietro lo stile marketing ci vedo una certa condiscendenza per la gente. Nel resto della lettera mi informa di come si chiama suo marito, del suo lavoro (medico), delle sue qualità (concreta e volitiva), del suo bisogno di mettermi a servizio degli altri. e della circostanza che la sua discesa in campo è stata invocata da molti di "noi" (?). Conclude con un accorato appello, visto che nelle elezioni "è in gioco il futuro della città" e con una firma in facsimile.
Tuttavia la signora omette di indicare la fonte dei finanziamenti necessari a farmi recapitare la lettera elettorale. Tali costi non devono essere irrilevanti, visto che, presumo, la lettera sia giunta a tutti i cittadini elettori o comunque a tutti i nuclei familiari (diciamo 40.000). Quindi compreso la redazione personalizzata della lettera, la stampa a colori, la busta, le spese di segreteria e l'affrancatura agevolata, calcolando 1 euro a lettera, si tratta di almeno 40.000 euro e arriviamo finalmente alla questione per la quale è assolutamente necessario sapere da dove arrivano tali soldi. Ci sono tre possibilità.
  1. I soldi arrivano dai rimborsi elettorali al partito della signora Celesti. In questo caso io pago ad un estraneo le spese affinché questi mi spedisca una lettera non richiesta. La situazione paradossale evidenzia come la cosa sia insostenibile.
  2. I soldi arrivano da un finanziatore privato. Anche in questo caso mi è necessario sapere la fonte perché se arrivano per esempio da una delle tante società edili-immobiliari che aspirano alla valorizzazione di "aree degradate" mi sento autorizzato a dubitare che il futuro sindaco riesca a "fermare la cementificazione e lo sfruttamento del territorio".
  3. I soldi arrivano dal patrimonio personale della dottoressa. A questo punto diventa necessario sapere quale quota di tale patrimonio rappresentino le spese elettorali, per poter giudicare il grado di ambizione del candidato e la sua necessità futura di rientrare dalle spese.
L'insignificante lettera, che comunque, ricordiamolo, è costata 40.000 euro, mi porta alle seguenti conclusioni:
  • Il finanziamento pubblico può essere possibile e utile alla democrazia, ma occorre regolamentare non solo la dettagliata trasparenza delle spese (la signora ha dichiarato che spenderà meno di 20.000 euro per l'intera campagna elettorale), ma anche la tipologia delle stesse, finanziando solo quelle che consentano una comunicazione pubblica ed un reale confronto con i cittadini.
  • I finanziamenti privati devono essere non solo completamenti  dichiarati, ma anche resi pubblici.
  • I redditi e i patrimoni di candidati ed eletti devono essere pubblici.  

La faccenda del finanziamento quindi non ammette soluzioni semplicistiche.

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